Mangia il frutto proibito,
assapora la bacca scarlatta
ch’io ti passo
da lingua a lingua, e poi
avvelena anche me,
ch’io in te m’accasci e tu
mi cinga il fianco,
dove tramestano flebili respiri.
Fa che il ruvido veleno
vilipenda tutti i corpi, ma non
le anime arroccate nell’azzurro,
e trascinami fiera con te
verso l’etereo nulla.
Fammi rinascere all’istante
sopra alpeggi di nubi e nevischi.
Là saremo liberi e scarmigliati,
aggraziati da cuori e oblio
che stillano ambrosie
come di graspi e vini bordeaux.
Saremo il verdetto e l’esilio
di chi non ci ha accolto,
e ha serrato, cieco di stelle,
le porte d’acacia e olmo grezzo
che volevamo dipingere insieme.
Carlo Molinari
Mi piace Carlo, molto, molto. È bella ed elegante. A volte mi piace il tema, qui mi piace molto anche l’eleganza della poesia. Complimenti!
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Grazie mille Maria, questa poesia è nata con una certa,eleganza e raffinatezza ma non l’ho cercata, è nata così. A volte le poesie nascono con linguaggio molto semplice e diretto, altre volte nascono con un senso di eleganza…dipende sempre dallo stato d’animo e da come l’anima vuole esprimersi…grazie tanto davvero! Buona giornata
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