C’è neve sul deserto.
Tuareg con larghi pastrani
cesellati di cristalli d’Africa,
donne che allattano
sotto le pance dei cammelli.
Dune di sabbia impaurite,
non più color delle rose
ma gravide di nuance lunari.
La notte è sempre la stessa,
ma non si vedono più
gli sciabordii di astri siderali
più sfolgoranti d’uno Swarovski.
Solo neve a bioccoli illogici,
che ruzzola cantando,
senza chiarire
perché il deserto s’ammanti
di venature, come nubi
che accarezzano ad Aprile.
Qualche cane al seguito
inveisce e salta impazzito
per giochi di spume mai viste.
Sulle tende del riposo
il tetto sta per soccombere.
Il fuoco s’è spento d’ogni tinta,
non resiste più
ad un gelo senza risposte.
Neanche una falce di luna
a far compagnia,
a dar logica spiegazione
d’un tempo che di notte tradisce.
Eccomi,
oggi vedetemi così.
Anch’io plasmato silente
sul nudo Sahel,
d’amor muto e di folgore di vita,
lentamente affievolita.
Carlo Molinari