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“Exodus”: Prefazione

Buongiorno a tutti, oggi vi presento la splendida prefazione al mio ultimo libro, nato da qualche giorno, “Exodus” (Poesie), a firma dell’amica e poetessa Antonella Cimaglia. Buona lettura.

Mi accingo a scrivere la prefazione di “Exodus”, l’ultima silloge di Carlo Molinari e vorrei accennare, innanzitutto e brevemente, alla storia e al significato di questo termine.

Il termine “exodus” ha origini antichissime e affonda le sue radici nel periodo dell’Antico Testamento. Deriva dal termine greco “ἔξοδος”, che significa “uscita” o “partenza”. Il concetto di “esodo” si riferisce in particolare all’episodio biblico dell’uscita del popolo israelita dalla schiavitù in Egitto, guidato da Mosè ed è presente nelle Sacre Scritture.

La parola “exodus” è quindi simbolo di liberazione e rinascita che risuona attraverso i secoli. Ma nel tempo ha anche acquisito una dimensione più laica, associata a concetti come la lotta per i diritti umani, l’emancipazione e la libertà di pensiero.

La vita è un “esodo”, ci dice il poeta Molinari, un viaggio continuo, “dal parto alla tomba”. Il viaggio della vita ci riguarda tutti, nessuno escluso, e durante questo viaggio, tante, forse troppe volte si “muore” per poi rinascere. Più forti? Non lo sappiamo.

Ma il poeta trova la sua forza nella fede in Dio e nella Bellezza del Creato per affrontare i dolori, le delusioni, le incertezze della vita.

Il Creato è fonte per l’autore di inesauribile ispirazione, come nella lirica di leopardiana memoria “Profezia di luce”, dove Molinari celebra in maniera magistrale le stelle: “Stelle regine, oh stelle beate,/concubine del silenzio,/sorelle e confidenti delle prostitute,/poeti, pescatori, morenti/con le flebo attaccate alla gola”(…)”Quanto crepacuore per voi,/oh usignoli della notte,/oh Volto di Cristo!”.

L’ultima silloge del poeta si apre con la dolcissima e penetrante lirica: “Nessuna morte”. Nei suoi versi il poeta affronta il tema della solitudine e “parla” all’amico passero che canta nella notte e questo lo fa riflettere a lungo sulla vita eterna. Sono versi talmente  sinceri, semplici e toccanti che non nascondo di essermi commossa leggendoli. La chiusa è un colpo al cuore: “Tutti e due abbiamo bisogno/di non sentirci mai più soli”.

Impossibile non evidenziare che “Exodus” poi si chiude allo stesso modo, con dei versi magnifici, pieni di speranza, con la poesia: “Ti auguro la Pasqua ogni giorno”, dove l’autore attraverso la sua fede incrollabile, presente in ogni pagina, ci consegna alla Divinità con questi versi: “l’Amore ha deciso/di non lasciarci soli al mondo”. Molinari sembra voler dirci quanto siamo soli su questa terra, della solitudine dell’anima e lo fa trattandolo nei suoi componimenti, in prima persona.

Come non essere d’accordo con lui quando afferma: “C’è fame d’amore,/solo questo, nient’altro”. (Solo questo, nient’altro). C’è fame d’amore: è verissimo, e c’è troppo dolore in questo mondo superficiale e cinico. Molinari ce lo “ricorda” in tutta la sua silloge, trattando della guerra, dei femminicidi ma anche degli Ultimi, dei più dimenticati.

Come nella commovente lirica: “Dietro le sbarre”, dedicata al giovane figlio di una sua amica, deceduto in carcere, durante la notte: “Sono morto dietro alle sbarre,/nessuno se n’è accorto” (Dietro le sbarre).
La delicatezza e la grandezza dell’animo del poeta si possono percepire in maniera evidente nei versi della poesia: “Più delle stelle”, dedicata ai malati di mente: “Hanno il cuore più immenso/dei campi lieti di frumento” (…) “Sono solo pagine di poesia/che nessuno ha mai ancora scritto”.

La poesia di Carlo Molinari è purezza, semplicità, emozione, riflessione, oltre che bellezza stilistica. La sua poetica, le sue intenzioni espressive, i temi trattati, ci riportano forse al Movimento degli inizi Ottocento del Romanticismo, ma sinceramente non confinerei il poeta con nessun movimento preciso, o non farei similitudini con nessun grande autore del passato, perché personalmente sono rimasta molto colpita e incantata dalla forza, dalla profondità, dalla bellezza dei versi di Molinari.

A volte appena sussurrati, a volte urlati.

Carlo Molinari è davvero un Poeta del nostro tempo. Di un tempo purtroppo così buio della Storia dell’umanità, di completo decadimento culturale, dove si sono persi quasi tutti i valori fondamentali della vita.

Una silloge questa che scuote le coscienze e parla ad alta voce al cuore di ognuno di noi.

Una silloge che non tratta d’amore inteso come sentimento fra due persone, ma tratta di un amore più grande, infinito. Parla d’Amore Universale. Amore per se stessi, per la famiglia, per il prossimo, per tutto il Creato e, sopra ogni cosa, l’Amore per Dio.

Perché per l’autore solo attraverso il Creatore possiamo trovare la luce nelle miserie quotidiane, solo credendo e portandolo nel nostro cuore ovunque andiamo, possiamo sentirci meno soli nel viaggio della vita e donare amore agli altri.

Antonella Cimaglia

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