Verrà Natale,
anche quest’anno arriverà
e troppa umanità se ne sarà andata.
Fu cantico di primavera,
tra le rose e il fiore di pesco
volavano le rondini
e troppa umanità se ne andava.
Fu l’estate rovente,
l’onda del mare sciacquava
anime rattrappite dall’amarezza,
cadevano le lacrime di san Lorenzo,
le Pleiadi brillavano sulla volta celeste
e troppa umanità se ne andava.
Venne poi l’autunno tiepido, l’uva matura,
gli aceri spruzzavano lo scarlatto
tra le vastità e i misteri dei cieli immensi
e troppa umanità se ne andava.
Ora s’è fatta galaverna sulla terra secca,
bruma sconsolata nelle campagne.
Luci d’effimera gioia
s’accendono in ogni dove,
e troppa stirpe umana
quest’anno non ce l’ha fatta
e ha deposto le spoglie e il sorriso.
Il prossimo inverno
forse non ci sarò neppure io
a viver l’incanto del Natale.
Sarò cenere disseminata
tra le radici della beata illusione,
ma ancor si spera,
ancor si muore,
ancor si va nascendo,
e ancor si resta costole mute.
Auguri.
Carlo Molinari